Una batteria in valigia: Il libro di Daniele “Roccia” Tedeschi

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Una batteria in valigia: Il libro di Daniele “Roccia” Tedeschi

Aneddoti, racconti di una vita straordinaria vissuta tra musica e passione.

Una vita vissuta tra palchi e tour mondiali. Una vita – come la definisce lo stesso Daniele – senza rimpianti e vissuta con passione. Daniele Tedeschi è tra i batteristi più famosi in Italia e punto di riferimento per tantissimi giovani. Ha suonato in tutto il mondo a fianco di Big della musica italiana, tra cui Vasco Rossi da cui ha preso l’appellativo “Roccia”, Miguel Bosé e Massimo Ranieri. Una carriera ricca di successi e di esperienze indimenticabili. E quelle esperienze, Daniele Tedeschi ha deciso di racchiuderle in un libro, o meglio, un manuale ricco di aneddoti ed avventure straordinarie. Una Batteria in valigia.

Una batteria in valigia. Come nasce l’idea di scrivere questo libro?

“L’idea del libro è nata quasi per scherzo. Mi è sempre piaciuto raccontare aneddoti sulla mia vita e sulla mia carriera in compagnia dei miei amici e furono proprio loro a chiedermi perché non scrivessi un libro. Io non sapevo nemmeno da dove cominciare. Poi, un giorno, incontrai il giornalista della Nuova Ferrara Samuele Govoni che mi ha aiutato nella stesura del libro e lo abbiamo fatto. Sono tutti aneddoti di vita, un racconto giocoso di quello che accade sul palco e delle esperienze che ho vissuto in giro per il mondo al fianco degli artisti con cui ho avuto il piacere di suonare. Ci sono aneddoti di quando suonavo con Vasco, Miguel Bosé, Massimo Ranieri, tutti aneddoti che si possono raccontare ovviamente.” – ride n.d.r.

Una Batteria in Valigia

Un aneddoto contenuto nel libro che ci vuoi raccontare?

“Quella volta in cui incontrai Gregory Peck in ascensore. Mi trovavo a Los Angeles all’inizio degli anni ’80. Era il periodo in cui suonavo con Miguel Bosé, una splendida persona. Miguel era stato invitato alla festa di compleanno di Jack Lemmon, in cui ci chiesero di suonare durante la cerimonia. Nessuno di noi aveva però lo smoking, o come lo chiamano loro il tuxedo. Così Miguel li noleggiò per noi. Una volta cambiato, presi l’ascensore per andare alla festa. Nello stesso ascensore mi trovai faccia a faccia con uno dei miei miti del cinema, Gregory Peck! Fu un’emozione unica, scambiammo qualche parola e ricordo che non potevo credere ai miei occhi per ciò che stavo vivendo. Ricordo ancora che indossava dei mocassini neri lucidi con il calzino bianco e dei pantaloni con la caviglia scoperta stile “acqua in casa”. Quella sera fu speciale. Ci sembrava di essere in un film. Alla festa c’erano tantissime celebrità, Jane Fonda, Kirk Douglas, Morgan Fairchild e tanti altri. A volte penso a quanto sia stato fortunato a fare un lavoro che mi ha permesso di viaggiare per il mondo e vivere esperienze straordinarie.”

Come hai cominciato e quando hai capito che volevi fare il batterista per lavoro?

“Ho cominciato suonando nelle orchestre. Sin da ragazzo ho sempre avuto una grande passione per la musica, frequentavo ai tempi l’istituto tecnico agrario. Se non fossi diventato batterista avrei proseguito gli studi per diventare veterinario. Al terzo anno di superiori, però, decisi di inseguire la mia più grande passione, la musica. Credo che la cosa più bella che una persona possa fare sia proprio quella di fare della propria passione il suo lavoro. E così ho fatto. Ho avuto il piacere di suonare con tantissimi artisti fenomenali, tante orchestre e di viaggiare moltissimo grazie al mio lavoro. Il primo ingaggio con il primo personaggio discografico fu a 16/17 anni con Paolo Mengoli. Il primo tour invece internazionale lo feci con Miguel Bosé, abbiamo girato il mondo con lui. Ricordo che suonavamo a Città del Messico al Teatro de la Ciudad tutte le sere tranne il lunedì ed era sempre sold out.”

Come sono stati gli anni con Miguel Bosé?

“Bellissimi. Miguel è una persona splendida, quando eravamo in tour voleva che soggiornassimo nel suo stesso hotel. Miguel ha sempre creato molta empatia con la band, non si è mai sentito al di sopra di noi. Ricordo quella volta a Puerto Rico, eravamo lì per girare un servizio per la televisione nazionale, e Miguel ci disse a fine serata di raggiungerlo nel suo hotel perché saremmo stati suoi ospiti. Cosa che ad esempio non è mai accaduta con Vasco.”

E con Vasco invece?

“Sono stati anni altrettanto belli. Con lui ho vissuto Fronte del Palco, un’esperienza unica ed indimenticabile. Personalmente con Vasco non ho mai avuto screzi, anzi, gli sono stato vicino in momenti di difficoltà in cui gli altri gli avevano voltato le spalle. Poi, ad un certo punto, si affidò ad un produttore che non mi sopportava e che trattava male i musicisti, creando proprio questo distacco tra la band e il front man.  Da lì cominciò a rovinarsi un po’ tutto, fino a che non si è interrotta definitivamente la nostra collaborazione.”

Daniele Tedeschi con Vasco Rossi

Che consiglio ti senti di dare alle nuove generazioni?

“Di vivere al massimo e di godere pienamente del momento presente. Io dico sempre che chi non si accontenta, non gode mai. Soffermatevi sulle piccole cose, sul profumo della campagna e su ciò che vi fa stare bene. Non pensate né al passato, né al futuro, vivete il momento presente. Vedo i giovani d’oggi che passano molto tempo davanti al telefono, usano i social media per conoscere nuove persone. La vita vera non è quella virtuale, è là fuori, fatta di valori e di relazioni vere tra le persone. E soprattutto, trovate un lavoro che vi renda felici e che vi faccia vivere con le vostre passioni.”

A cura di Rossella Di Pierro

Una vita piena di bollicine a tutti!

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