Cristina Plevani:“Il Grande Fratello è morto”! Un sentiment ora in crescita tra il pubblico dopo l’increscioso “caso Bellavia”.

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SECONDO LA PRIMA VINCITRICE DEL “GRANDE FRATELLO” (QUANDO, ANCORA, NON ERA “VIP”), IL PROGRAMMA, NON HA PIÙ MOTIVO DI ESISTERE. UN PENSIERO CONDIVISO DA MOLTI EX AFFEZIONATI SPETTATORI…

Cristina va dritta al puto e si chiede chi è che decide il casting… il conduttore o gente qualificata? Ricorda, inoltre, che le persone non sono carne da macello a uso e consumo dell’audience.

Cristina Plevani, vincitrice della prima edizione italiana del reality show, oggi pienamente realizzata come insegnante di nuoto, non usa mezzi termini e dice chiaramente che il “Grande Fratello” è ormai morto! «Che il programma, dopo 22 anni, non abbia più se senso di esistere, è cosa ovvia. Che quest’anno abbiano messo dentro una manica di str**zi, anche questo è ovvio, basta sentirli parlare».

CHI FA I CASTING?

Cristina, però, non vuole certo rimanere superficiale sulla questione, continuando il discorso con una giusta riflessione, più approfondita: «Ma io vado a monte della questione: chi fa i casting? Il conduttore o gente qualificata a selezionare persone?». Una domanda che, ora, si pongono in molti.

LA FIGURA DELLO PSICOLOGO È IMPORTANTE

La Plevani, avendo vissuto sulla sua pelle le dinamiche del “gioco”, va dritta al punto ricordando che il “GF” non è solo un reality ma un microcosmo che mette a contatto persone che non si conoscono e con delle limitazioni. «La figura dello psicologo è una figura importante sia durante il programma ma soprattutto prima di entrare… e se lo dico è perché qualcuno mi aveva detto che non tutti sono idonei a entrare in quella casa: i cambi di routine, l’isolamento, l’uscita dalla propria “confort zone”, per qualcuno può essere destabilizzante.

 NON ERA IL LUOGO GIUSTO PER BELLAVIA

E sul caso Bellavia aggiunge: «E a mio parere per Marco Bellavia non era il reality giusto, non era il luogo giusto. Mettiamoci poi il carico di ritrovarsi con persone che non avevano nessuna voglia di ascoltare e con scarsa educazione morale».

LE PERSONE NON POSSONO DIVENTARE CARNE DA MACELLO

Con tutta la sua sensibilità ed empatia, Cristina afferma: «La televisione è un tritacarne ma i concorrenti non devono essere carne da macello a favore degli ascolti. Sempre tornando a monte, inutile utilizzare il Grande Fratello come programma per sensibilizzare la gente su vari tempi. Dai “caz” stiamo parlando di “Grande fratello”.» Morale della favola, chiude la Plevani, la colpa non è solo dei concorrenti ma di chi seleziona e fa i casting. A questo punto, usando un hashtag, pensa che: #ilgrandefratelloemorto

LAMBORGHINI E CIACCI FUORI…

Intanto, nella quinta puntata del reality, andata in onda lunedì 3 ottobre, a ridosso delle forti critiche per le modalità che hanno visto Bellavia abbandonare il gioco, (con tanto di importanti sponsor che hanno minacciato di andarsene), sono arrivare le prime conseguenze. Ginevra Lamborghini è stata squalificata per una frase giudicata assolutamente inopportuna (aveva affermato: «Merita di essere bullizzato»), mentre Giovanni Ciacci è stato eliminato tramite un televoto flash, punito dunque dal pubblico. A rischio, insieme a lui, Gegia, Patrizia ed Elenoire, tutti responsabili di frasi o atteggiamenti biasimevoli. Pianti, rimproveri, “mea culpa”, improvvise prese di coscienza, silenzi, riflessioni… si è visto di tutto anche se il tutto sa di “tardivo”. Caso comunque chiuso perché “The show must go on”? Pensiamo esperiamo di no!

C’È CHI CHIEDE DI ENTRARE PER SBARCARE IL LUNARIO

Il “Grande Fratello” è palese, ha cambiato pelle da anni. Da “esperimento sociale” è diventato una vetrina che può portare alla popolarità (o al rinforzo se non rinnovo di essa). Per molti, spesso, anche una sorta ultima spiaggia (ci sono comunque altri programmi a cui appellarsi…) di personaggi ormai nell’oblio o con problemi economici. Da citare, tra i più recenti, l’appello di Fabio Testi. Costretto, a suo dire, a sopravvivere con una pensione minima, ha chiesto a Signorini di poter varcare di nuovo la porta rossa. Non ce ne voglia l’artista se lo abbiamo citato come esempio ma… richieste come queste fanno pensare a una cosa (brutta)! È come se questo gioco, ormai, fosse diventato una sorta di “ufficio per l’impiego” privilegiato. Non a caso, ci sono personaggi che, ormai, per mestiere fanno solo reality! Chi viene chiamato sa di dover “vendere se stesso”, concedendosi in pasto più che al pubblico al gossip, ma poco importa. Le cifre stellari che si possono guadagnare senza fare assolutamente nulla possono ripagare di tutto. Un vero schiaffo in un periodo storico come questo dove, persino chi lavora veramente e duramente, senza fasti e privilegi, non riesce ad arrivare a fine mese.

IL REALITY È ORA UN “SURREALITY”?

Oltretutto, ormai, manca la “genuinità”, quella che doveva fare la differenza ed essere la colonna portante del reality. Nelle prime stagioni, “persone comuni”, che nulla o poco avevano a che fare con le telecamere, si mostravano nella loro totale purezza… un candore assoluto nell’affrontare le dinamiche dello showbiz. Ora, tutti i concorrenti, sono assolutamente consapevoli, sanno cosa dire e cosa fare, sanno cosa il pubblico si aspetta. Lo prevede e lo “crea” addirittura. Si insinua persino il comprensibile dubbio che ci sia un copione “avallato” per raggiungere questo “gradimento”. Tutti pensieri che, ormai, spingono anche gli ex affezionati del format a criticarlo. Il “sentiment”, come direbbe Giulia Salemi, è ormai questo.

LA SURREALE LOGICA DELLO SHARE

Infine, ad ogni edizione, si sbandiera il nobile intento di voler sdoganare certi stereotipi ma poi, a volte (o forse spesso), si finisce con il ridicolizzare l’argomento con particolari che ricordano troppo “un circo”. Senza lasciare, in chi guarda, insegnamento alcuno. O, almeno, non positivo. La logica dello “share” porta, insomma, a un martirio degli intenti e non sempre la vittoria (leggi pienone di ascolti) è in tasca a meno di non usare continuamente dei “sotterfugi” come la creazione di sempre nuovi “casi umani”. Casi che, ancora una volta, sono un pugno nello stomaco di chi vive una quotidianità completamente diversa e realmente problematica. «È lo spettacolo bellezza…». Non sempre, però, questo può essere è un alibi di ferro per sottrarsi da certe responsabilità! Dunque… è davvero questa la tv che le persone desiderano e meritano? Non uno show ma un… “surreality”? Se  lo chiedono in tanti ormai! Lo scopriremo, intanto, attendiamo la prossima puntata…

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A cura di Laura Farnesi

Una vita piena di bollicine a tutti!

 

 

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