SANREMO 2018: PICCHI DI ASCOLTO, MA STILE A PICCO

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SANREMO 2018 HA REGISTRATO OTTIMI ASCOLTI CON IL 52% DI SHARE. EPPURE, NONOSTANTE IL DIRETTORE ARTISTICO CI ABBIA PROVATO, IL SUO MODO DI CONDURRE E DI PRESENZIARE SUL PALCO è STATO ASPRAMENTE CRITICATO. PESSIMA LA SCENA IN CUI INSIEME A FAVINO HA GATTONATO SUL PALCO DELL’ARISTON

Diciamocelo. Nessuno si aspettava questi ascolti. Sanremo 2018 ha toccato dei picchi che solo a pronunciarli sembra fantascienza: il 52% di share. Eppure è una indiscutibile realtà. Cosa abbia attratto tanta gente davanti alla tv, non lo sa (e non lo immagina) nessuno.

Questa mattina non solo qui a Sanremo, ma sui social, fra la gente, nei negozi, al bar e dalla parrucchiera non si parla d’altro: ma quello che gattonava sul palco dell’Ariston ieri sera assieme a Pierfrancesco Favino, in una gag un po’ bizzarra con Michelle Hunziker, era davvero Claudio Baglioni?

Ecco, forse l’effetto sorpresa, la curiosità, la necessità di vedere questo Festival per poterlo poi criticare è stato uno dei catalizzatori del successo. E, indipendentemente dalle critiche, alla Rai bisogna stringere la mano.

Comunque sì, era proprio il direttore artistico che camminava a quattro zampe nel tempio della musica, in quel Festival che lui oggi rappresenta in modo orgoglioso, ma che per anni ha snobbato proprio per scenette come quelle di ieri sera di cui è stato protagonista.

Si può cambiare idea, si può anche pentirsi di anni e anni di Sanremo mancati. A Baglioni però bisognerebbe domandare se dopo questi due anni da direttore artistico, al Festival ci tornerebbe in gara a cantare.

CONDUZIONE UN PO’ BIZZARRA, DATO PIU’ SPAZIO ALLA MUSICA

Tra una gaffe e l’altra, tra una canzone e l’altra (poco emozionanti), tra un super ospite come Fiorello e uno Gianni Morandi, che strategicamente si è legato a Tommaso Paradiso dei The Giornalisti (una delle poche cose che merita un plauso per il contenuto), la prima è andata.

A tratti la sensazione era quella di essere tornati nel 1989, quando Sanremo venne affidato ai quattro figli d’arte Paola Dominguin, Danny Queen, Gianmarco Tognazzi (che ieri sera era comunque sul palco assieme al cast del film di Muccino) e Rosita Celentano.

La conduzione fu aspramente stroncata, gli ascolti però volavano (si arrivò anche a 18 milioni di persone), ma fra i big c’erano Mia Martini con Almeno tu nell’Universo, o Fausto Leali e Anna Oxa con Ti Lascerò, o ancora Enzo Jannacci con Se me lo dicevi prima. Altri tempi. Oggi i conduttori sono più impacciati dei principianti e i cantanti in gara, ahimè, lasciano un po’ a desiderare.

Questo Sanremo ha un vero merito. La libertà che Baglioni ha di muoversi senza per forza dover baciare le pantofole ai poteri forti della musica (perché lui è uno incorruttibile), senza stare dietro alle liturgie della tv. E questo lo rende più aggressivo, più competitivo e alla fine vittorioso.

Cosa importa se Sanremo lo stanno guardando tutti per curiosità e non per ammirazione del contenuto: l’importante, in un’epoca dove contano solo i numeri, che i numeri ci siano. E se restano questi il suo Festival, Claudio Baglioni, l’ha già vinto.

ANDREA IANNUZZI

 

Una vita piena di Bollicine a tutti

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