RAGAZZI FUORI: 30 ANNI FA MARCO RISI COMMUOVEVA CON UN FILM DURO E CRUDO

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RAGAZZI FUORI: NELL’ESTATE DEL 1990 IL NOTO REGISTA, CHE GIÀ AVEVA FIRMATO “MARY PER SEMPRE”, PROPONE IL SEQUEL MOSTRANDO LA DURA VITA DEI SOBBORGHI DI PALERMO E DINTORNI

Fu un vero pugno allo stomaco. Eppure resta uno dei film più belli di Marco Risi, che con una regia cruda e virulenta nel 1990 propose al cinema Ragazzi Fuori, il sequel di Mary per Sempre, la storia di alcuni ragazzi incarcerati nel palermitano per vari atti criminali, che si confrontano con le violenze dietro le sbarre e quel pizzico di umanità mascherata (per difesa) dalla delinquenza.

Ragazzi Fuori mostra la vita di questi giovani sballati, sbarellati, capaci solo di commettere reati, una volta usciti di prigione.

Dove ad attenderli non c’è una famiglia comprensiva, un gruppo di amici a braccia aperte, o i fidanzati innamorati: ma altra violenza, altro crimine. Che, per alcuni di loro, è la causa di un’entra ed esci dalla galera.

Nessuno prima di Risi aveva avuto il coraggio di accendere un faro in quella realtà spesso decantata dai media, in maniera eccessivamente romanzata, e nascosta dagli stessi campani come fosse un parente scomodo. Prima di Scampia, prima di Gomorra. Prima di chiunque alto.

D’altronde gli anni ’80 erano appena terminati. I veti incrociati della politica erano ancora tutti capi saldi (non che oggi sia molto diverso, viste le cronache). La camorra non aveva ancora indossato giacca e cravatta.

Il pubblico era scioccato dalle immagini degli abusi dentro le carceri (tanto che per la versione estiva fu decisa una censura), la prostituzione spicciola, l’amicizia con i patti di sangue, spesso però tradita da ragazzi fondamentalmente ignoranti ma soprattutto disadattati.

Francesco Benigno era il protagonista di Ragazzi Fuori, e paradossalmente alcuni degli attori erano veri ex galeotti e per alcuni di loro, dopo il successo del film, si sono riaperte le porte del carcere. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, fu detto dalla critica.

In tanti avevano ipotizzato un terzo capitolo, per completare la collana. Ma le stragi di Capaci e di via D’Amelio a Palermo (dove persero la vita i giudici Falcone e Borsellino) evidentemente furono un campanello d’allarme. Di quel terzo possibile sequel non ci fu più notizia.

ANDREA IANNUZZI

 

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