Miguel Bosé ricorda i suoi genitori: erano dei mostri!

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Figlio di un famoso torero spagnolo e di una nota attrice italiana, Miguel Bosè ha raccontato di essere letteralmente sopravvissuto ai suoi celebri genitori.

Miguel Bosé ha voluto togliersi dei “sassolini dalla scarpa”, raccontando i lati oscuri della sua crescita tra amori per uomini e donne, amici e confidenti carismatici, passioni, paure, delusioni e tormenti.

Miguel Bosé ormai non ha paura di dire quel che pensa… anche quando le sue rivelazioni lo portano al centro delle critiche. Come scordare, ad esempio, una delle sue più recenti affermazioni? Quella che per lui il Covid non esiste. Non teme neanche di riconoscere i suoi eccessi, come quello di essere arrivato a consumare 2 g di cocaina al giorno. Tantomeno di mettere a nudo i suoi dolori, che riguardano la separazione dal compagno e la situazione familiare non semplice che vede protagonisti anche dei bambini. Ora il celebre artista completa in qualche modo il quadro parlando del suo rapporto con i genitori: il torero Luis Miguel Dominguín e l’attrice italiana Lucia Bosè.

IL RITO DI PASSAGGIO IN MOZAMBICO, A 10 ANNI!

«Mi hanno cucito vivo dentro la carcassa di un cervo. L’hanno svuotato dalle viscere, poi mi hanno lasciato là dentro. Sono svenuto: per la claustrofobia, per la mancanza d’aria, per la brutalità del gesto». Questo tanto per dare un’idea di cosa Miguel Bosé avrebbe vissuto. L’episodio brutale sarebbe avvenuto quando aveva solo 10 anni e si trovava in Mozambico. Quello descritto era una sorta di “rito di passaggio” all’età adulta voluta proprio dal padre.

“IL FIGLIO DI CAPITAN TUONO”, LA BIOGRAFIA SCRITTA DA MIGUEL BOSÈ

Un rapporto, quello con la sua mamma e il suo papà, che Miguel Bosè così riassume: «Il problema che aveva Miguelito era quello di sopravvivere tutti i giorni a quei due mostri che così tanta ombra ed eclisse causavano». Una frase espressa in occasione della presentazione della sua biografia: “El hijo del Capitán Trueno”, tradotto: “Il figlio di capitan Tuono”, edito in Italia da Rizzoli e che uscirà il prossimo 8 marzo.  All’interno delle pagine del libro, Luis Miguel González Dominguín (il suo vero nome completo), racconta le sue tante difficoltà all’interno della famiglia. Soprattutto quelle relative al rapporto con il padre. Dominguín, infatti, rifiutava la possibilità di avere un figlio gay. Un terrore che aveva iniziato ad attanagliarlo dopo che gli era stato riferito che Miguel amava leggere.

IN COPERTINA, UNA FOTO VESTITA DA TORERO, COME IL PADRE!

Questo il ricordo di Miguel Bosè: «Mia madre gli chiese quale fosse il problema del fatto che io leggessi molto. ‘Che il bimbo sarà gay, Lucia! Di sicuro!». E ancora: «Mio padre voleva che fossi un uomo come Dio comanda: un ‘macho’, un cacciatore, un donnaiolo. Io ero di carattere più lombardo, più sensibile», aggiungendo però di essere riuscito, ora, a perdonare il suo papà. Forse è per questo che per la copertina del libro ha scelto una foto in cui, a 14 anni, è vestito proprio da torero. In effetti, ammette: «Mostra bene l’ascendente che mio padre aveva su di me quando ero adolescente».

IL PADRE ERA TERRORIZZATO CHE FOSSE OMOSESSUALE

I racconti di Miguel Bosè, spesso, sembrano quasi surreali, soprattutto quelli legati al padre che si faceva chiamare “maestro” e che aveva, appunto, la fobia che il figlio fosse omossessuale. «Per essere alla sua altezza – afferma l’artista – avrei dovuto imparare a sparare col fucile, a fare l’amore e a fumare prima di 13 anni». Ecco la ragione del viaggio in Mozambico e del rituale del cervo citato. Una parentesi da brivido, voluta per aumentare la “scarsa carica di testosterone” del figlio. Questo, ovviamente, nella testa del padre…

 LA FAMIGLIA COME UN BRANCO DI LEONI

In casa lo chiamavano Miguelino, Miguelon, Miguelito… nomignoli che lasciano pensare a un rapporto tenero. In realtà Miguel Bosé ricorda che ogni giorno lui si svegliava chiedendosi come sopravvivere ai due mostri, il padre e la madre. «La famiglia era un branco di leoni che andavano a caccia, e i cuccioli cercavano di essere all’altezza, di tenere il passo senza venire pestati da un bufalo!».

LE COSE BELLE DELL’INFANZIA ANDATE PERDUTE, PER SEMPRE

Ma Iil ricordo più difficile per Miguel Bosé, persino quando è stato il momento di metterlo nero su bianco sulla sua biografia, è legato soprattutto al rogo di Villa Paz. «Le cose belle dell’infanzia erano andate perdute per sempre. – afferma il 65enne – Avevo perso il mio Paradiso, il mio rifugio. Dopo l’incendio è iniziato un periodo buio per il divorzio dei miei e tutte le bugie che venivano dette, perché nella Spagna di Franco bisognava salvare le apparenze… non capivo. Capitan Tuono era andato via, mia madre doveva rifarsi una vita e riprendere a fare l’attrice, cosa c’era di male? Perché nasconderlo? Quando a scuola hanno scoperto che i miei erano divorziati hanno iniziato a chiamarmi orfano».

PABLO PICASSO, UN AMICO DI FAMIGLIA

A quanto pare, gli unici momenti di serenità del giovane Miguel Bosè sono legati ai periodi estivi, quando si recava in visita a un “parente acquisito” di tutto rispetto: Pablo Picasso, un amico di famiglia. «Mio padre e mia madre si sono amati di una passione brutale in una Spagna popolata di personaggi che hanno fatto e disfatto il ventesimo secolo. Il mio libro non è un regolamento di conti contro di loro, ma un esercizio di comprensione». Tornando al rapporto con il pittore, scultore e litografo spagnolo, tra i più influenti del ventesimo secolo: «Aveva un’incredibile capacità di ascolto – ricorda – e le cose che ti diceva credevi di averle pensate tu. Perché il genio è sovrappopolato di idee, è generoso, deve scaricarle. Ascoltandomi, mi dava un valore che in famiglia nessuno mi dava, creava dal nulla l’autostima».

QUELLA VOLTA CHE SE LA FECE ADDOSSO

«E curava i traumi. – aggiunge ancora Miguel Bosè ricordando il suo rapporto esclusivo con Pablo Picasso – Una volta, a una recita, interpretavo assieme ad altri una nuvola e mi sono fatto la pipì addosso. Mio padre per fortuna non c’era, mi avrebbe insultato… Ero mortificato, e Pablo disse: “Ma come? Non è pipì, è pioggia, sei una nuvola, è normale, sei l’unico che è riuscito a far piovere, a far bene la sua parte, bravo”. Era vero? Forse no, ma detto da lui, che aveva subito visto in me l’anima del ballerino, diventava vero». Al celebre artista, dunque, il 65enne deve molto, forse perché è una delle poche persone che ha sentito davvero molto vicino a sé a livello di sentimenti. «Con me recuperò il bambino che non fu mai. A 6 anni dipingeva benissimo le zampe delle colombe realizzate dal padre, pittore anche lui, in modo iper-realistico. Ecco, nessuna colomba di Pablo ha le zampe. Non le ha più dipinte, mai più».

WALTER E LE SUE ORECCHIE BELLE

Non solo Picasso, nell’infanzia di Miguel Bosè è stato molto presente anche Walter Chiari, ex fidanzato di sua madre. «Si è reso disponibile per aiutarla durante il divorzio. A me ha insegnato l’arte del corteggiamento. Secondo lui bisognava farle ridere. E non aveva torto. Se incominci così, il resto è più facile, no?». Ricordando l’uomo, Miguel così lo descrive: «Walter era un personaggio fantastico, un milanesotto scimmione… A casa veniva spesso uno scultore con uno scimpanzé e noi lo chiamavamo Walter, anche se si chiamava Manolo! Erano belle le orecchie di Walter, immense, come Dumbo».

SALVADOR DALÌ E L’INIZIAZIONE SESSUALE

A essere protagonista dell’iniziazione sessuale di Miguel Bosè, invece, un altro personaggio d’eccellenza: Salvador Dalì. Era l’estate del 1970 e lui era in giro in barca, con il padre. Arrivarono a Cadaqués, Costa Brava catalana, proprio per incontrare l’esponente del surrealismo. «Dalì ci manda il suo emissario: una donna bionda, che sale in barca, in topless, con una corona di spine e occhi disegnati sanguinanti. Una visione, una sirena. Sbarcammo, e si creò una situazione credo provocata da mio padre e Dalì, che voleva vedere la mia faccia quando hanno invitato Amanda a mostrarmi il giardino… Io non la conoscevo, ma sono stato attratto dal suo magnetismo e quando lei mi portò in giro per il giardino… accadde quello che accadde. Avevo 14 anni, ero stato trattato in un modo rispettosissimo, tenerissimo, educatissimo, niente di sporco. Non sapevo nulla del sesso e, beh, se era quello, era un’esperienza fantastica».

L’INCONTRO “RAVVICINATO” CON AMANDA LEAR

Ovviamente, la donna bionda in questione era Amanda Lear. Il padre di Miguel Bosè era morbosamente curioso di sapere se era vero quello che si diceva su di lei circa la sua identità sessuale non proprio “chiara”. Ma il 65enne sottolinea subito che il padre non aveva alcuna intenzione di proporre al figlio (che temeva, appunto, fosse gay), un’esperienza “ambigua”. «Non credo ci fosse il pensiero di spingermi a un’esperienza che poteva essere confusa. Non ci pensava nemmeno, non ci arrivava. Lui riconduceva tutto a sé stesso. Se parlavamo di calcio, ammirando Ivan Campo del Real Madrid, lui diceva che voleva vederlo prendere a calci un toro! Era un macho iberico. Su Amanda, parlava la sua anima da cacciatore, geloso di un trofeo mio, non suo: “Tu hai cacciato un impala, io no, com’è un impala?”».

LA QUESTIONE DEI FIGLI NATI CON MATERNITÀ SURROGATA

Una volta cresciuto, tra gli uomini importanti della vita di Miguel Bosè menziona Helmut Berger, il celebre attore ed ex modello austriaco Un rapporto nato da un “odio” che si è poi trasformato in amore ma il 65enne ha avuto tante storie, con uomini e donne. Con il compagno Nacho Palau, poi, ha anche avuto dei figli grazie a maternità surrogate… e a riguardo ci tiene a specificare che i figli non sono 4 ma 2. Bosè, infatti, ha avuto una vertenza legale con l’ex compagno che voleva venissero riconosciuti anche altri due bimbi. E proprio pensando ai suoi eredi, da figlio (lui stesso) di divorziati, vorrebbe evitare loro i suoi stessi patemi. «Li allevo a non mentire, a capire che il dolore non insegna nulla di buono. Li aiuto a coltivare le loro passioni. E creo delle sfide: entrambi studiano musica, Tadeo chitarra e Diego piano. E dico: “Se impari questa partitura puoi chiedere un regalo”. E tanti abbracci. Tutto quello che io non ho avuto. Ora loro già dicono “meno abbracci papà”».

IL PARADISO SOLO CON GIANNINA FACIO…

A sorpresa, comunque, Miguel Bosè afferma che l’amore della sua vita è una donna: l’attrice Giannina Facio. «Non mi sono mai sentito così normale come con lei. Il vero Miguel. Fu amore a prima vista, a casa di Julio Iglesias a Miami. Lui diceva che ero il suo erede, ma perché voleva qualcuno che leccasse il suo narcisismo». Pensando alla donna, Bosè prosegue: «Ricordo quando vivevo all’Hotel Diana a Milano, una specie di soffitta. Passavamo dei pomeriggi interi ad ascoltare musica o leggere in silenzio, uno vicino all’altra, nella luce tiepida, il cielo di un blu raro, tutto il resto non esisteva perché non c’era bisogno di nient’altro. Quando ci parlavamo, le cose che dicevamo sembrava di averle già dette, erano già sapute, in qualche momento, come se appartenessero a noi già da prima. Un Paradiso».

TEMPO DI BILANCI PER FAR PACE CON IL PASSATO?

A 65 anni, dunque, pare che per Miguel Bosè sia tempo di bilanci. Una decisione che si declina non solo nella biografia ma anche in una serie tv, “Bosé”, in 6 episodi. Il progetto prenderà vita all’inizio del 2022 in Spagna e sarà trasmessa in esclusiva su Paramount+. Un mettersi completamente e coraggiosamente a nudo che, probabilmente, servirà all’uomo e all’artista a fare pace con il passato o, almeno, a iniziare a conviverci in maniera più serena. Se mai proprio quella fosse l’intenzione, noi auguriamo di tutto cuore che si possa realizzare.

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A cura di Laura Farnesi

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