Marco Carta commuove il web con il ricordo del suo papà
Marco Carta commuove il web con il ricordo del suo papà.
Marco Carta, nel giorno della festa del papà, condivide con i suoi follower il ricordo che l’ha segnato.
Marco Carta, sincero e schietto come sempre, ha voluto condividere con i suoi fan un ricordo di quando era bambino. Un momento che lascia l’amaro in bocca e che stride con la festa da poco passata, quella del papà…
AVEVA SOLO 7 ANNI
Lui aveva 7 anni ed era appena tornato da scuola – ricorda Marco – e decise di mangiare rapidissimamente, come se evitando di masticare i bocconi facesse andare più veloci lancette dell’orologio. Scelse poi i suoi vestiti migliori. Sì, perché voleva essere elegante per “lui”. «Vedendomi – confida Carta – avrebbe dovuto pensare: “Che bel figlio che ho”. E io gli avrei sorriso. E lui non si sarebbe voluto mai più separare da me».
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DOVEVA ESSERE UN MOMENTO IMPORTANTE
Così disse alla mamma che voleva indossare la camicia bianca a righe. Quella che per nessun motivo al mondo poteva sporcare. I pantaloncini azzurri col risvolto e le scarpette di vernice con le fibbie. Pronto, insomma, come per le grandi occasioni. Perché quella lo era!
LO ASPETTAVA DAVANTI CASA
Marco decise di aspettare il papà seduto davanti a casa. Sotto il sole, ogni automobile che passava per la via con a bordo un uomo al volante poteva essere quella del suo papà. Solo che quelle automobili, invece di fermarsi, tiravano puntualmente dritto. Dunque una piccola delusione dopo l’altra.
FINALMENTE LUI…
Si erano fatte le tre e mezzo – continua Marco Carta – ma di lui, neanche l’ombra. Poi si fecero le quattro. E alla fine le quattro e mezzo. La camicetta bianca a righe si era un po’ spiegazzata
e il retro dei pantaloni si era sporcato. All’improvviso, ecco che una macchina grigia si ferma.
Parcheggia. Ne scende un uomo. Fa il giro anche dall’altro lato per chiudere tutte le portiere.
E quell’uomo si avvicina al 36enne, allora solo un bimbo di 7 anni. Sì, è lui, è il suo papà.
UN TROTTOLINO ALTO CIRCA UN METRO
Marco si alza, non importa niente se i vestiti non sono più perfetti. «Sarò bellissimo lo stesso, E lui vorrà stare per sempre con me. Gli vado incontro, un trottolino alto circa un metro e lo
abbraccio, le mie mani che si allacciano dietro le sue gambe. “Ciao papà”, gli dico. La voce non è rotta dall’emozione. È una voce che trabocca felicità». Sì, la felicità di essere, alla fine, insieme a lui.
SAREBBE SEMPRE STATO DIVERSO DAGLI ALTRI
Quell’uomo, però, con delicatezza, lo allontana da sé dicendo: «Io non sono tuo padre»
Marco ricorda solo che in quell’istante capì una cosa: che, quel giorno, suo padre non sarebbe mai arrivato. «Perché quel papà – conclude Carta – che era un concetto vago, quasi un sogno, ai miei occhi di bambino io non ce lo avrei mai avuto. Sarei sempre stato diverso dagli altri».
A cura di Laura Farnersi
Una vita piena di bollicine a tutti!