MADE IN ITALY È UNA SERIE TV DA VEDERE?
MADE IN ITALY È UNA SERIE TV DA VEDERE?
Ecco, come svanisce la possibilità di narrare dei giganti della moda italiana.
Made in Itlaly ha il compito di descrivere l’alba del prêt-à-porter italiano, esploso nel capoluogo meneghino.
Gli elementi narraviti non mancano. Finalmente è arrivata l’ora di raccontare i fantastici anni settanta della moda italiana e del suo successo. Ma la serie tv Mediaset prodotta da Taodue Film e The Family delude, molto.
A metà tra commedia romantica e period drama. Irene, interpretata da Greta Ferro, sembra la brutta copia di Andy Sachs de Il diavolo veste Prada. La ragazza si catapulta dalla periferia milanese a lavorare in una celebre redazione di moda. I suoi dialoghi e le battute spesso sono luoghi comuni, fin troppo scontati. Il direttore del magazine immaginario Appeal, è interpretato da Margherita Buy.
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Ora, sorvoliamo sui costumi e la parrucca indossata dalla stessa. Tutto sembrano fuorché abiti e accessori che un direttore di una rivista di moda indosserebbe. Rispetto alla Miranda Prestley sembra aver bisogno di una cura antidepressiva.
Nel cast brilla anche Raoul Bova: tenta di vestire i panni di Giorgio Armani, con scarso risultato. Insomma, non è difficile raccontare la storia della moda italiana è ricca di spunti senza andare a incagliarsi in inutili luoghi comuni. Ridurla a una brutta copia della pellicola americana è un peccato. Non solo, aggiungiamo, come fanno notare alcuni esperti, ci sono molte imprecisioni su alcune citazioni e brani usati. Ad esempio la colonna sonora della sfilata di Krizia sulle note di Tomorrow. Cantata da Amanda Lear è del 1977. O, Bambola di Patty Pravo del 1968.
Made in Italy è un’occasione sprecata per narrare dei mitici anni settanta della moda italiana.
A cura di Redazione
Una vita piena di bollicine a tutti!