JERRY CALÀ E LA SUA VITA DA LIBIDINE

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JERRY CALA’ E LA SUA VITA DA LIBIDINE: INTERVISTA

Il ragazzo del pony-express è tornato. Questa volta non al cinema, non in tv ma in libreria. E’ da poco uscito infatti “Una Vita da Libidine”, la prima esilarante autobiografia di Jerry Calà, 65 anni, uno degli attori comici italiani più amati, idolo di tante generazioni, a cominciare da quelle degli anni ’80. L’artista siciliano si racconta con ironia, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua vita, della sua carriera, dai primi successi con i “Gatti di vico dei Miracoli”, a quelli cinematografici e televisivi, fino all’ultimo progetto rap, intitolato “Ocio”, realizzato con J-Ax. Lo fa con un linguaggio confidenziale, divertente, come è nel suo stille.  “Una vita da libidine” è l’autentico dietro le quinte di una storia, quella di Jerry Calà, che mostra finalmente cosa c’è alle spalle di quel ragazzaccio un po’ yuppi che tutti conoscono come personaggio ma nessuno conosceva come persona. Almeno fino a ora. Lo abbiamo incontrato per Bollicine alla presentazione del libro, in cui ha preso parte anche Mara Venier, con cui Calà ha avuto un’importante storia d’amore.

Jerry Calà

Il titolo del suo libro riprende un Calà-tormentone

C’era l’intento di fare un’autobiografia e mi è sembrato il titolo più adatto, visto che richiama subito la mia storia, la mia immagine. E’ un elemento di riconoscibilità per il pubblico, poiché uso, appunto, uno dei miei tormentoni più celebri. Considerando che, grazie a Dio, ho vissuto, non solo, ma in gran parte,“Una vita da libidine”, chiamare così il mio libro mi è parsa la scelta più adatta.

Lopera è divisa in 16 capitoli, intitolati tutti alle città che hanno fatto parte della sua vita, assieme a un genere musicale. Come mai questa scelta?

La vita degli artisti in fondo è quella dei girovaghi. Io ho cominciato a girovagare anche prima di fare l’artista, perché essendo mio padre un interprete veniva spesso trasferito da una parte all’altra dell’Italia. Pensando a tutte le città che sono state importanti fino a ora per me, come Catania, Milano, Verona, Bologna ecc, mi sembrava giusto dividere il libro in capitoli dando a ciascuno il nome di una di queste località, assieme a un genere musicale. La musica ha contato molto nella mia carriera, quindi mi èpiaciuto fare questo connubio.

jerry calà

Lei si è definito un curioso del mondo che avanza, eppure molti della sua generazione rimpiangono lepoca del vinile, dei gettoni del telefono, del Calippo. Perché c’è questa diffusa nostalgia del passato, soprattutto degli anni 80?

Perché gli anni ’80 forse richiamano alla mente un momento di grande entusiasmo. L’entusiasmo di fare delle cose, magari anche sbagliate, di scoprire le novità, e di identificarsi in vari modelli. Fra i giovani c’era la voglia di emergere, di emulare i propri miti. Oggi invece i nostri ragazzi nascono già un po’imparati, già un po’ annoiati, hanno già tutto, hanno il mondo in mano con i telefonini e quindi sono privi di quella fame di raggiungere degli obbiettivi che invece avevamo noi. Lo dico anche per quanto riguarda il mondo dello spettacolo: basterebbe la metà dell’entusiasmo che avevano i vecchi yuppis come me, anche un pochino “cazzoni” (ride ndr), per riportare l’Italia in carreggiata.

Nel capitolo Milano Pop lei ripercorre linizio e la consacrazione della sua carriera cinematografica. Cosa sente di aver trasmesso al pubblico italiano, che di lei ha fatto unicona di quel periodo?

Probabilmente io in quel periodo ho rappresentato il ragazzotto italiano, magari Peter Pan, con tutti i suoi pregi e i tanti difetti, continuamente alla ricerca di una gonna. Ma nello stesso tempo buono e simpatico, sempre  pronto all’amicizia. Credo di essere diventato un’icona come dite voi, perché nel mio personaggio c’era un grande senso di identificazione da parte di chi mi seguiva. I giovani di allora si riconoscevano molto in me, perché nei miei film trattavo argomenti di stretta attualità. “Vado a vivere da solo” piaceva perché in quel momento, negli anni ’80, la gioventù sentiva l’esigenza di staccarsi dalla famiglia, aveva bisogno di una propria indipendenza. Piuttosto di andarsene di casa si affittava un appartamento in quattro. Esattamente il contrario di quello che succede oggi. Fra un po’ sono i genitori che devono uscire di casa e lasciarci i figli.

La figura di suo padre, rispetto a sua madre e al resto della famiglia, lei la racconta con più emozione. Avevate un rapporto speciale?

Più che rapporto speciale era mio padre speciale. Dico la verità: non era molto speciale come padre, ma lo era come uomo. Finché non se n’è andato all’età di 91 anni è sempre stato circondato da tanti giovani che lo andavano a trovare, perché lui raccontava molti aneddoti, sapeva parlare le lingue straniere, aiutava molti di loro a fare le tesi, per esempio, di letteratura tedesca. Era un uomo straordinario.

jerry calà

Suo figlio Jhonny non era un grandissimo fan di Jerry Calà, fino a quando con J-Ax non ènato il progetto rap Ocio. Come viveva lo scetticismo del suo primogenito?

Ma era anche logico, perché lui è cresciuto in un’altra epoca per cui i suoi idoli sono diversi. Quando dico che non era un mio grande fan ci metto dell’umorismo, piano piano ha visto tutti i miei film, molti dei quali gli sono piaciuti. Chiaramente la sua gioia è esplosa dinnanzi a un papà che stava al passo coi tempi, che ha conosciuto i suoi beniamini e ci ha pure fatto una canzone. Adesso sa che suo padre non èun attore del passato ma è un personaggio anche del presente. I suoi amici hanno contribuito a farglielo notare.

jerry calà

Ovviamente nel libro si parla anche di Mara Venier, con cui lei ha avuto una grande storia damore. Ci racconta cosa successe sul set del film Colpo di fulmine, dove si dice che lopinionista dellIsola dei Famosi si sia presentata per prenderla a giornalate sulla testa per un fatto di gelosia?

Quell’episodio nel tragico fu divertente. Mara entrò sul set di “Colpo di fulmine” incurante se ci fosse un momento di pausa o se stessimo girando una scena. Aveva in mano un giornale su cui era uscita una mia foto con una ragazza, e mi colpì sulla testa con la rivista. A quel punto Marco Risi, il regista del film, che la conosceva bene, si buttò per terra e cominciò a ridere dicendo: “Stop! Mara che cavolo fai?”. Davvero esilarante quel momento.

La Venier tra laltro ha parlato di una donna, unattrice, che avrebbe tentato di sedurla quando voi due stavate assieme. Possiamo dire dopo tanti anni che si trattava di Marina Suma?

Ma si certo, l’ho anche scritto. Avevamo una forte simpatia io e Marina, ormai non è più un segreto.

Oggi come vede Mara Venier?

Mara è diventata un grande personaggio della televisione italiana diverso da tutti, ed è questo il suo vero pregio. Io lo spiego bene nel libro, lei ha fatto per me una cosa che nessuno avrebbe fatto al suo posto: nel mio momento di maggior popolarità lei, che già faceva l’attrice, ha deciso di tirarsi indietro per sostenere me, perché diceva che in famiglia ne bastava uno che facesse questo mestiere. Mara è così, unica. Il suo essere speciale rispetto agli altri è una qualità che il pubblico percepisce. Qualunque cosa lei faccia, in qualunque trasmissione lei si affacci, è sempre magnifica. Anche nel fare l’opinionista di un reality show.

Lei lo farebbe mai lei un reality show?

No, proprio quest’anno ho rifiutato di fare l’Isola dei Famosi. Io non credo di essere adatto a quel genere di programmi, per il tipo di carriera che mi sono costruito negli anni. Se poi dovessi fare anche io l’opinionista, quello si, lo farei, potrebbe essere un’esperienza divertente. Ma un reality come concorrente no. Preferisco il set, il palcoscenico, che sono il mio vero lavoro.

jerry calà

I suoi ex compagni di avventura dei Gatti di Vico dei Miracoli lhanno chiamata  per farle un in bocca al lupo su questa sua nuova iniziativa letteraria?

Si, ci siamo sentiti. Mi hanno detto che sperano che io abbia parlato bene di loro. Adesso leggeranno il libro e mi diranno cosa ne pensano.

C’è qualcosa che non ha scritto nel libro e che vorrebbe ancora raccontare?

Ne vorrei raccontare ancora un sacco.  Purtroppo avevo a disposizione duecento pagine e ho dovuto scegliere. Tuttavia mi sono successe talmente tante cose negli anni che varrebbe la pena di scrivere un altro libro. Intanto ho realizzato questo, in futuro vedremo.

jerry calàDa quattordici anni è sposato con Bettina, da cui ha avuto suo figlio Jhonny. Anche nella sua famiglia c’è una Vita da libidine?

Certo, diciamo che Bettina e Jhonny hanno completato il cerchio della mia vita. Sono la mia famiglia, tutto ciò che mi mancava. Se io continuo a lavorare anche in età pensionabile è perché vengo rafforzato da loro, è per loro che ho voglia di andare avanti. Poi mio figlio mi aggiorna su tutte le novità social, per cui se sono un Jerry Calà 2.0 è proprio perché grazie a lui sono al passo con i tempi.

Andrea Iannuzzi

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