
INTERVISTA A PIPPO PELO DI RADIO KISS KISS
INTERVISTA A PIPPO PELO RADIO KISS KISS
Incontriamo oggi uno dei più grandi conduttori radiofonici italiani, Cesare Falcone, in arte Pippo Pelo, storico speaker di Radio Kiss Kiss, dove ogni mattina, dal lunedì al venerdì, dalle 07:00 alle 09:00 va in onda con il suo Pippo Pelo Show. Conduttore di programmi cult che hanno fatto la storia di Radio Kiss Kiss, quali “Facciamo Candy Candy”, “Pelo e Contropelo”, “Senti chi palla”, “Le supertop di Pippo Pelo detto il Pop”, l’esperienza in radio ha fatto di Pippo un brillante presentatore di eventi e serate in giro per l’Italia, oltre che di programmi televisivi. Nell’arco della sua lunghissima carriera, che ha raggiunto i trent’anni di attività, lo storico dj di Salerno ha inoltre saputo arricchire il proprio bagaglio artistico, spaziando attraverso numerose esperienze nel mondo dello spettacolo, dal teatro al cinema, dove lo abbiamo visto, nelle vesti di attore, nel film di Vincenzo Salemme “Amore a prima vista” e poi ancora in “Apri gli occhi e…sogna” di Rosario Errico e in “Parentesi tonde” di Michele Lunella. In questa intervista ci racconta il suo esordio e l’arrivo al successo con Radio Kiss Kiss, cui è rimasto fedele fin dal 1990.
Pippo Pelo, sei uno speaker radiofonico da ormai quasi trent’anni, 25 dei quali trascorsi a Radio Kiss Kiss. Come ci si sente ad essere ancora sulla cresta dell’onda dopo tanti anni?
“La passione per quello che faccio, la quotidianità del lavoro radiofonico e soprattutto il fatto che lavoro per una radio – Kiss Kiss – che mi consente da sempre di poter esprimere esattamente quello che sono mi mettono a confronto diretto con il pubblico in un rapporto così diretto e così immediato che evidentemente premia la mia professionalità. diciamo così, “di lungo corso”. E tutto questo, naturalmente, mi fa sentire benissimo!“
Dove e quando è partita la tua grande carriera radiofonica?
“La mia carriera è partita a Salerno, in una piccola radio di condominio, nella prima metà degli Anni Ottanta. Un mio amico adolescente, mio coetaneo, che ci lavorava, mi invitò a fare un provino: dopo un’ora ero già lì con il mio primo quasi “primitivo” programma”.
Com’è avvenuto il tuo ingresso a Radio Kiss Kiss?
“Ci sono arrivato quasi per caso, nel 1989. Un amico mi disse che Kiss Kiss cercava nuovi talenti. Sulle prime non ero granché interessato, perché a quel tempo facevo molto teatro. Ma quella chiamata fu una specie di illuminazione. Così feci un primo provino. Poi un altro ancora. Al terzo provino, dopo circa un anno, finalmente ebbi il mio programma su Radio Kiss Kiss, “Il Pelo nell’Uovo”.
Da dove deriva il particolarissimo nome d’arte “Pippo Pelo”?
“Dal primo programma che ho condotto su Kiss Kiss, appunto, “Il Pelo nell’Uovo”.
Come definiresti il tuo stile di conduzione?
“Personale, passionale, e direi anche intimo per il tipo di rapporto che si crea con gli ascoltatori. E anche con i miei follower su Facebook e Twitter”.
Il tuo programma su Radio Kiss Kiss, Pippo Pelo Show, va in onda la mattina dalle 7 alle 9. Come si riesce a essere freschi, attivi e allegri a quell’ora? Fai qualche esercizio in particolare per scaldare la voce?
“Il mio esercizio principale sono i 65 km che percorro ogni mattina in macchina con la mia redazione, Adriana e Annachiara. In quel tragitto verso gli studi della radio interagiamo sui contenuti del programma, che in realtà mettiamo a punto il giorno prima. Ci riscaldiamo così, giocando e scherzando tra di noi. Con quella allegria e quell’energia che poi riusciamo trasmettere a chi ci ascolta a quell’ora dl mattino”.
Di cosa ti occupi prevalentemente nel tuo format?
“Prendiamo spunto dalla vita di tutti i giorni, dal quotidiano, con un occhio all’attualità. La nostra mission è intrattenere e dare una nota di leggerezza e di spensieratezza a chi si appresta ad affrontare una nuova giornata. Diamo molto spazio agli ascoltatori. Scegliamo volutamente di non affrontare argomenti troppo difficili o tristi”.
Cosa ti regala la radio a livello personale?
“Tutta l’adrenalina di cui ho bisogno per vivere. C’è una fortissima interazione tra il lavoro e la mia vita privata”.
Che differenza c’è, a tuo avviso, tra fare radio e fare televisione?
“La radio è molto più calda e diretta della televisione: non abbiamo il supporto delle immagini, tutto si basa sull’emozione che riusciamo a trasmettere a parole, con il contributo della musica, ovviamente. Come diceva un claim di Radio Kiss Kiss, con la radio tieni accesa l’immaginazione”.
In questi anni il modo di fare radio è sicuramente cambiato. Cosa pensi che sia migliorato, e cosa invece rimpiangi della radio di un tempo?
“C’è stata sicuramente un’evoluzione nella maniera di fare il conduttore alla radio. Prima era essenzialmente richiesto che tu fossi uno speaker tecnicamente perfetto, dalla voce alla dizione. Negli ultimi anni invece la cosa più importante è avere personalità, e soprattutto riuscire a distinguersi e oltrepassare l’FM per approdare anche su altri media o forme creative. Della “vecchia maniera” di fare radio mi manca la possibilità di scegliere le canzoni del mio programma. Ma forse è giusto così”.
Cosa fai di solito durante i “fuori onda”?
“Quando ci sono canzoni che amo resto con le cuffie a sentirle e a… danzarle!!! Scherzi a parte, lavoro con lo staff all’intervento successivo”.
In generale, credi che oggi vi sia un po’ d’improvvisazione tra i conduttori radiofonici?
“Improvvisare, in radio, è una capacità, ma la preparazione di un programma e l’approfondimento di un argomento restano fondamentali”.
Qual è, secondo te, il futuro della Radio?
“La Radio ha un grande futuro perché è l’unico tra i media tradizionali che ha saputo usare i new media a supporto delle sue attività. Rispetto a piattaforme come Spotify e Apple Radio, la radio tradizionale potrà vincere solo con il potenziamento delle personalità e con la capacità degli speaker di interagire con gli ascoltatori”.
Perché, secondo te, oggi è difficile per un giovane speaker poter emergere in contesti importanti? Credi ci sia lo spazio per nuove e talentuose giovani voci?
“Credo sia difficile perché oggi le piccole radio locali in cui la nostra generazione ha fatto “palestra” quasi non esistono più oppure scimmiottano le radio nazionali. Esistono le web radio universitarie, ma non raggiungono audience significative quindi non riescono ad essere trampolino di lancio per i nuovi talenti”.
Quanto è importante l’interazione con il pubblico?
“Oggi è più che mai fondamentale perché, come dicevo prima, è importantissimo creare empatia con gli ascoltatori e fare la differenza rispetto alle piattaforme che passano solo musica”.
Cosa non dovrebbe mai fare uno speaker quando è in onda?
“Guardarsi allo specchio e compiacersi della propria voce e di quello che dice. Non bisogna mai distrarsi dal nostro obiettivo principale che è quello di arrivare quanto più vicino possibile a chi ci ascolta”.
Se non avessi fatto lo speaker, cosa avresti fatto?
“Ahimé, l’avvocato. Ho una laurea in Giurisprudenza nel cassetto. Ma… mai dire mai: prima o poi, potrei avere bisogno di difendermi da… me stesso!!!”
a cura di Ester Adami