
Franco Battiato continua a vivere nelle sue eterne canzoni
Franco Battiato continua a vivere nelle sue eterne canzoni
Il genio indiscusso della musica Italiana il 23 Marzo avrebbe compiuto 80 anni. Rendiamo omaggio alla sua arte.
Franco Battiato: Ottant’anni di Genio e Visione
Se fosse ancora qui, il 23 marzo 2025 Franco Battiato avrebbe compiuto ottant’anni. È difficile immaginare un Battiato vecchio, perché la sua musica, la sua voce, il suo pensiero restano intatti, sospesi in un tempo senza età. La sua scomparsa, nel 2021, ha lasciato un vuoto profondo, ma il suo lascito è immenso: un’arte che ha saputo attraversare generi, epoche e coscienze, con la grazia di chi non si è mai piegato alle logiche del mercato, ma solo alla ricerca di verità più alte.
Dalla Sicilia all’Universo
Francesco Battiato nasce nel 1945 a Ionia, in Sicilia, in una casa che affacciava sul mare. Cresce tra i profumi agrumati della sua terra, circondato da un paesaggio che resterà sempre nel suo immaginario, anche quando si trasferirà al Nord. Raccontava spesso che, da bambino, il padre gli faceva ascoltare l’opera lirica e che lui restava incantato davanti alla radio, a immaginare mondi lontani.
Negli anni ’60 si trasferisce a Milano, città della musica e della sperimentazione. Qui comincia il suo percorso, prima come cantautore tradizionale, poi come esploratore di suoni nuovi. Frequenta Gaber, Jannacci, De André, ma si sente diverso, proiettato verso un’altra direzione. Negli anni ’70, spinge il pedale dell’avanguardia, tra elettronica, minimalismo e ricerca spirituale, producendo album come Fetus e Pollution, che lo pongono fuori da ogni schema.
Il Maestro della Trasversalità
L’apice della popolarità arriva negli anni ’80 con una svolta melodica e raffinata. È il periodo d’oro dei suoi album più celebri: L’era del cinghiale bianco (1979), Patriots (1980) e soprattutto La voce del padrone (1981), primo album italiano a superare il milione di copie vendute. Le sue canzoni entrano nell’immaginario collettivo: Centro di gravità permanente, Bandiera bianca, Cuccurucucù, Voglio vederti danzare diventano inni di una generazione che, tra ironia e riflessione, si specchia nei testi ermetici e nei suoni eleganti di Battiato.
Ma il siciliano non si accontenta del successo pop. Negli anni seguenti torna a esplorare nuovi orizzonti: compone opere liriche, colonne sonore, scrive e dirige film, si dedica alla pittura e alla filosofia. Gommalacca (1998) e L’imboscata (1996) segnano un ritorno alla sperimentazione rock, mentre La cura diventa uno dei brani d’amore più toccanti di sempre, un inno alla dedizione pura.
Aneddoti di un Genio Irripetibile
Dietro l’aura mistica, Battiato era anche un uomo ironico e imprevedibile. Amava raccontare che, negli anni ’70, viveva con pochissimi soldi, investendo tutto nella sua musica, e per mantenersi suonava il sitar nei locali milanesi. Un giorno, durante una cena con David Bowie, si mise a parlare di esoterismo e reincarnazione, lasciando il Duca Bianco affascinato e interdetto. Amava le lunghe passeggiate all’alba e sosteneva che il segreto della vita fosse «non attaccarsi troppo alle cose».
Il Saluto al Maestro
Franco Battiato non era solo un musicista: era un viaggiatore dell’anima, un uomo capace di scorgere la bellezza nel mistero, di trasformare la quotidianità in arte, di unire il pop alla metafisica con la leggerezza di un monaco zen. Le sue parole e le sue note restano, vibrano, continuano a parlarci. Non c’è bisogno di cercarlo nel passato, perché è ancora qui: nelle onde del mare siciliano, nei vinili che girano, nei versi che canticchiamo senza accorgercene.
Maestro…Noi continuiamo a danzare.
A cura di Veronica Aceti
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