ESTER CAMPESE: CHE EMOZIONE ESSERE CRITICATA DA VITTORIO SGARBI

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ESTER CAMPESE, PITTRICE DI TALENTO E SUCCESSO, HA ESPOSTO ALLA GALLERIA FARINI DI BOLOGNA UNA SUA OPERA IMPORTANTE. A GIUDICARE LA TELA, ANCHE IL CELEBRE CRITICO D’ARTE CHE HA SPESO PER LA DONNA E IL SUO LAVORO PAROLE DI ELOGIO

Ester Campese, in arte Campey, pittrice di fama internazionale ha esposto presso la pregevole Galleria Farini di Bologna l’opera Young Lady, un olio su tela già presentata al pubblico in occasione della sua ultima personale, e che fa parte della collezione “Le donne di Campey”. Un successo clamoroso, che ha avuto il plauso del critico d’arte Vittorio Sgarbi, il quale ha apprezzato la Campese come artista e anche il suo lodevole lavoro.

Ester che emozione si prova ad esporre opere poi giudicate da un critico d’arte come Vittorio Sgarbi?

Beh in tutta sincerità l’emozione c’è effettivamente, sarei ipocrita se dicessi il contrario e in genere cerco di essere una persona sincera con me stessa e con gli altri. E’ importante poter essere “osservati” da chi vede tantissime cose sul tema e sa fare un corretto distinguo tra il nuovo, piuttosto a chi si riferisce ai grandi Maestri del passato o che in ogni caso trasmettere qualcosa, rispetto a quello che è sempre apprezzabile, ma di un livello, diciamo così, più amatoriale, pur rimanendo un’espressione della persona degnissimo, se non altro per l’impegno e sforzo profuso.

Insomma sei rimasta contenta.

Certamente. Avere degli apprezzamenti, soprattutto da uno come Sgarbi, fa piacere certamente, e mi fornisce lo stimolo per proseguire nel percorso intrapreso, o meglio ancora con una possibile evoluzione e maturazione non solo artistica.

In fondo quale artista non si emoziona?

Infatti. Anche se apparentemente sembro molto espansiva, in realtà ho molte sfumature di timidezza. Realmente sono una persona riservata per quel che concerne le mie emozioni più profonde ed intime, per cui ogni evento artistico a cui partecipo mi crea sempre una leggera tensione, quasi come un attore prima di andare in scena. Et voilà, si alza il sipario, si accendono i fari addosso, e tutta la tensione svanisce in un colpo e ti godi il momento. In queste occasioni ho spesso la possibilità di un confronto costruttivo con gli altri artisti oltre che di dialogo e scambio a svariati livelli. Sono occasioni preziose per me da cui attingo molto e torno a casa sempre con un immenso bagaglio sia che sia un evento a livello internazionale che “domestico”.

Da quanti anni lavori nel settore?

Da moltissimo tempo in effetti, in modo costante direi da circa quindici anni, prima ho avuto periodi di alternanza, in ordine di impegno temporale, ero maggiormente proiettata verso altre esperienze della mia vita. Ma la pittura da sempre è presente nella mia esistenza, davvero, fa parte di me, direi da sempre.

Quali sono le maggiori soddisfazioni che hai raggiunto?

Se devo rispondere d’impeto, è proprio quando ricevo una critica a un mio quadro o un insieme di miei lavori, in cui mi riconosco e per cui capisco che chi mi osserva, in forma tecnica e critica, comprende quale è il mio messaggio più profondo. Questo si che mi da soddisfazione ed un indiretto riconoscimento. Se parliamo di riconoscimenti “ufficiali” o premi, ne ho avuti diversi, ma due in primis quelli a cui affettivamente sono legata e sono: il Premio Montecarlo ricevuto nel 2016 e il premio Internazionale Spoleto Festival Art 2017. Ma anche molte mostre di livello internazionale mi hanno restituito riscontri positivi come quella fatta a Miami, quella di New York, Osaka e recentemente Malta.

A cosa ti ispiri quando dipingi sulla tela?

Cerco in genere di seguire un tema che mi prefiggo ad “inizio stagione” e provo pian piano a svilupparlo. Si inframmezzano senz’altro molte altre tematiche nel contempo che comunque affronto e non lascio perdere perché mi suscitano comunque un’emozione. Come avrete capito le mie tele le devo “sentire” quindi con una ispirazione istintiva e primordiale. E chi dice che c’è qualcosa di sbagliato in questo?

MARTINA GIOVANUCCI

(foto Cesare Colognesi)

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