“Caso Fedez”: su anomalie delle Procure incombe interrogazione parlamentare
Carlo Nordio, dovrà rispondere sul “caso Fedez” e chiarire perché le Procure, in tema di diffamazione, adottino “due pesi e due misure”
Il Ministro della giustizia è stato chiamato dal parlamento a chiarire perché sulle diffamazioni i magistrati adottino regole diverse quando sono coinvolti influencer famosi come Chiara Ferragni e Fedez
Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dovrà rispondere sul “caso Fedez” e chiarire perché le Procure, in tema di diffamazione, adottino “due pesi e due misure” quando ad essere coinvolti nei procedimenti sono influencer famosi come il rapper e la moglie Chiara Ferragni.
FEDEZ È STATO DEFINITO “CIUCCIO”
Il Parlamento, attraverso una interrogazione a risposta scritta presentata da Francesco Gallo (Gruppo Misto), ha chiesto al Ministro della giustizia di fornire chiarimenti su alcune anomalie sollevate di recente anche dai mass media. La vicenda riguarda la Pm di Roma, Antonia Giammaria che, come noto, ha rinviato a giudizio il Codacons accusando l’associazione di avere diffamato Fedez. Un rinvio a giudizio però ritenuto abnorme dal Tribunale di Roma, che lo ha annullato, rimandando il procedimento ad un nuovo Pm, Marcello Cascini, che ha ipotizzato nuovamente una diffamazione ai danni del rapper definito “ciuccio” dal Codacons.
LE DURE PAROLE DI DANIELA MARTANI
Tutto questo mentre, per una identica vicenda, un altro giudice, Carerina Sgrò, ha di recente assolto Daniela Martani (ex hostess e concorrente del “Grande Fratello”) dall’accusa di diffamazione per aver definito i Ferragnez (appunto, la coppia formata da Fedez e Chiara Ferragni) come “perfetti idioti, palloni gonfiati irrispettosi della vita delle persone e degli animali”.
CHIAMATO IM CAUSA IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
Un corto circuito giudiziario, quello del “caso Fedez”, che ha portato oggi il Parlamento a chiamare in causa direttamente il Ministro della Giustizia, attraverso una interrogazione in cui si legge: «Si assiste spesso a notizie di approcci contraddittori da parte delle diverse procure della Repubblica in relazione ad un fenomeno sempre più in evoluzione ovvero quello della presenza di affermazioni sul web che, da un lato, costituiscono espressione del diritto di critica e, dall’altro, vengono di volta in volta regolate nella portata da un’applicazione non uniforme del reato di diffamazione, azioni che indubbiamente non possono che avere quale focus della critica proprio l’attività dei più noti influencer e degli utenti dei social e del web».
DIRITTO DI CRITICA E CRONACA
E ancora: «Senonché, proprio in tale ambito, ciò che rientrava nel diritto di critica – qualificato dall’essere un’associazione dei consumatori che agisce in forza di un dovere imposto dalla legge (Codice del consumo) e dallo Statuto – è divenuto in alcuni casi un’esimente, in altri reati di diffamazione; l’applicazione spesso contraddittoria di tale ipotesi di reato in relazione a comportamenti analoghi rischia di colpire le libertà ed i principi costituzionali della libertà di pensiero e conseguentemente del diritto di critica e cronaca; risultano all’interrogante dei casi, tutti comprovati da documenti certi, che hanno messo in risalto come un pubblico ministero della stessa procura decida di esercitare l’azione penale in un caso identico, riguardante una medesima offesa rivolta a specifici influencer, per il quale il pubblico ministero della stanza accanto ha ritenuto di assolvere un altro soggetto che aveva espresso le proprie opinioni nei confronti degli stessi influencer».
RAFFORZARE LE GARANZIE DI IMPARZIALITÀ
Nell’interrogazione, relativa al fatto che vede Fedez coinvolto, si chiede dunque al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, «Se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in specie di carattere normativo, volte a rafforzare le garanzie di imparzialità e terzietà di chi deve esercitare l’azione penale e conseguentemente assicurare tutele ai cittadini; se e quali iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, siano state assunte o si intendano assumere ai fini della certezza del diritto e di consentire ai cittadini di poter correttamente orientare le loro scelte e azioni con specifico riferimento al contemperamento tra diritto di libertà di pensiero, cronaca e critica e il reato di diffamazione, anche considerando le particolari problematiche poste dalla diffusione pervasiva dei social network». Ora il Procuratore capo della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi, dovrà spiegare al Ministro le ragioni di queste strane differenze di giudizio.
Leggi anche: Bradley Cooper: è di nuovo amore con la sua Irina?
A cura di Laura Farnesi
Una vita piena di bollicine a tutti