BOLLICINEVIP PRESENTA ROBERTO CALABRESE

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INTERVISTA BOLLICINEVIP A ROBERTO CALABRESE

Roberto Calabrese, attore di cinema e fiction. Presto sul grande schermo con Roberto Lippolis con Maria Grazia Cucinotta, Philipe Leroy, Enzo Garinei.

Ciao Roberto, quando hai capito che volevi fare l’attore? 

Mia madre e mio padre frequentavano una chiesa a Marechiaro, a Napoli, e alcuni ragazzi che partecipavano all’organizzazione delle varie attività della parrocchia, avevano una compagnia teatrale amatoriale e ogni anno facevano uno spettacolo nel teatro della chiesa. 

Avevo 9 anni quando la compagnia disse a mia madre che gli serviva un bambino che facesse la parte di Peppeniello in “Miseria e Nobiltà” di Eduardo Scarpetta. Il ragazzino che diceva la famosa battuta “Vicienzo m’è pat’ a me!”. Ricordo che la sera del debutto, appena entrai in scena, prima di parlare, rimasi in silenzio per qualche secondo, credo che tutti pensassero che mi fossi dimenticato la battuta, ma io ricordo che mi stavo semplicemente guardando intorno e godendo il momento, sentivo le luci dei fari addosso, percepivo il respiro del pubblico che non riuscivo a vedere dal buio della platea e stavo bene, ero a mio agio, come se fosse sempre stata casa mia. Una sensazione strana da spiegare. 

Inoltre avevo notato che sul palco potevo fare tutto quello che nella vita di tutti i giorni non potevo fare: gridare, correre, divertirmi, fare animali, immaginare mondi, potevo giocare liberamente senza che ricevessi sgridate dagli adulti, anzi erano proprio loro che mi dicevano che dovevo farlo e avevo capito che sul palco, in quel “mondo”, le regole erano diverse, e mi piaceva. 

Sei stato uno dei protagonisti di “Carabinieri 7”. Che ricordi hai di quel periodo?

È stato il mio primo lavoro. Il mio primo contratto “importante”. Feci il provino quando stavo al secondo anno dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” , avevo 20 anni, e mi presero per fare un ruolo da protagonista per più di 25 puntate in prima serata su Canale 5. Non ci potevo credere. Da un lato mi dispiaceva perché volevo continuare seriamente gli studi in accademia, ma dall’altro lato volevo scoprire questo mondo e fare esperienza, ma anche per i soldi: venendo da una famiglia che per arrivare a fine mese ha sempre dovuto fare molti sacrifici, era impossibile non accettare. Fortunatamente dopo i 7/8 mesi di riprese, tornai in accademia al terzo anno, mi fecero fare degli esami e, superati, mi diplomai tranquillamente, finendo così il percorso. 

È stato un periodo molto strano perché firmavo autografi e facevo foto ovunque andassi, ristoranti, cinema, supermercati, e per una persona molto riservata come me devo dire che mi faceva veramente strano. 

Da questa serie televisiva ho imparato soprattutto la capacità di girare tante, tantissime scene in poco tempo. Vedevo attori come Paolo Villaggio, Antonio Casagrande e Maurizio Casagrande che con una disinvoltura spaventosa riuscivano a girare tantissime scene in una sola giornata senza la minima ansia, senza preoccupazione, mantenendo sempre un livello di recitazione e di credibilità impressionanti. Portavano, come si suol dire, “la scena a casa” anche in circostanze velocissime. Avevano quello che si chiama “il mestiere”. È stata veramente un’ ottima scuola per me. Le serie televisive sono un enorme allenamento per un attore. Credo sia più difficile, da attore, fare una serie televisiva anziché un film.  Con il film giri meno scene e hai la possibilità di studiare a fondo la scena e il personaggio. 

Napoletano D.O.C. hai recitato in “Un posto al sole” e “La squadra”. Che rapporto hai con la tua città?

Ormai sono 13 anni che vivo a Roma, una città stupenda: il romano e il napoletano hanno tantissime cose in comune, soprattutto l’ironia. Per questo non è stato difficile ambientarmi a Roma. 

Napoli però ha qualcosa di diverso, ti avvolge, ti abbraccia, ti coinvolge e tu diventi tutt’uno con la città, con i napoletani e non te ne rendi neanche conto. A napoli non ti senti mai “solo”, hai una strana sensazione di “famiglia allargata” e questo credo che non si riesca a percepire in altre città. Non a caso si dice “Vir napoli e poi muori!” 

Hai lavorato con grandi del cinema italiano come Sergio Castellitto e Monica Guerritore. Come è avvenuto l’incontro con loro?

Ho fatto un provino con Francesco Vedovati, il Casting Director,  e Castellitto mi ha voluto. Era la prima regia cinematografica di Castellitto, un cortometraggio intitola “Sono io”. Anche durante questo lavoro stavo ancora facendo l’accademia e ricordo che Castellitto mi disse “Bravo, continua a fare l’accademia, impara tutta la tecnica, ma, mi raccomando, non dimenticarti mai che si recita soprattutto col cuore e con la pancia.” Penso che sia stato il consiglio più bello e più importante che mi abbiano dato sulla recitazione e riceverlo così giovane e durante il percorso dell’Accademia aveva ancora più valore. Tornai in classe con un atteggiamento completamente diverso. 

Hai vinto il Premio Miglior attore non Protagonista con “Le grida nel silenzio” al Villammare Film Festival. Te lo aspettavi?

Sinceramente no. Per un semplice motivo: ho girato questo film senza sapere come ho recitato. La regista ha fatto un lavoro molto particolare con noi attori, portandoci in una dimensione di “non controllo” del personaggio e della scena, attraverso l’improvvisazione. Quindi, non avendo il controllo, non capivo come fosse andata la scena. L’ho scoperto dopo ed è stato come vedere un film per la prima volta. 

Sono felicissimo di aver ricevuto un premio e ringrazio tutta l’organizzazione del Villammare film festival e in particolare il direttore artistico Andrea Axel Nobile, una persona veramente eccezionale. 

Che progetti hai nel tuo immediato futuro? 

Ho appena finito di girare un film con la regia di Marilù Manzini, tratto dal suo romanzo, intitolato “Il quaderno nero dell’amore.” che vedrete in tutti i cinema spero al più presto. Al momento sono in fase di montaggio. E tra poco inizierò a girare un film nelle Marche con la regia di Roberto Lippolis con Maria Grazia Cucinotta, Philipe Leroy, Enzo Garinei e molti altri. 

Ma soprattutto, e questo ci tengo a dirlo particolarmente, ho scritto una sceneggiatura di un film, con un mio carissimo amico attore, Tito Laurenti, intitolato “In Nomine Filii” (Nel nome del figlio) che spero presto di poter girare come regista e ci sono buone possibilità che questo accada. È un film che racconta, con corde poetiche, il tema dell’amore di un padre per suo figlio. 

Il lavoro dell’attore mi è sempre piaciuto,  ma dentro di me c’è sempre stato il desiderio di lavorare con gli attori,  cercando di portarli ad ottenere il loro massimo potenziale. È per questo motivo, infatti, che ho aperto, diversi anni fa, una scuola di recitazione a Monterotondo (Rm), “Lo Spazio Vuoto”, per appagare questo mio desiderio. Lavorare con l’attore e cercare di portarlo alla massima espressione di se stesso mi affascina e mi stimola tantissimo da sempre. 

Una vita piena di Bollicine a tutti!

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BOLLICINE VIP