TELEVISIONE NOSTALGIA: IN TV TORNANO I PROGRAMMI MITO DEL PASSATO
TELEVISIONE NOSTALGIA: TUTTE LE RETI, A PARTIRE DA CANALE 5, NEL 2019 HANNO IN PALINSESTO IL RITORNO DEI PROGRAMMI CHE TRA GLI ANNI ’90 E GLI ANNI 2000 HANNO FATTO IL BOOM SUL PICCOLO SCHERMO. POCHE IDEE PER IL FUTURO?
La tv italiana, per chi non lo sapesse, è da decenni che non vive più di luce propria. Tolta qualche rara eccezione. Televisione nostalgia perché? Perché il nostro piccolo schermo, che per almeno 40 anni era un orgoglio e un esempio per tutti gli altri Paesi, si è trasformata nel ricettacolo di tutti i format provenienti dall’estero.
Oggi non se ne parla più, ma 15 anni fa, quando ancora i giornali facevano il loro mestiere (e vendevano per questo), si parlava di Paesi campione. Cosa erano/sono? Diciamo che ci sono alcune nazioni, fra queste l’America, l’Australia, la Spagna, l’Olanda, che vengono considerate simili all’Italia nei gusti e nelle scelte di programmazione tv.
Per cui ogni direttore di rete, che fosse Rai o Mediaset, prima di decidere se puntare alla produzione di un format o meno, andava a guardare il gradimento degli spettatori stranieri. E se il programma aveva ottenuto un gran riscontro, allora era fattibile farlo anche in Italia.
Io personalmente ho avuto l’onore di poter lavorare tra il 2004 e il 2006 con Mario Maffucci, storico capo struttura di Raiuno e poi vice direttore, con il quale ho scritto alcune idee di programma (come giustamente le definiva lui), per la televisione rumena. Che dall’Italia compra il 70& del proprio palinsesto.
E lui, saggiamente, mi diceva che ci eravamo imbattuti in un’epoca in cui non si osava più. Nessun autore poteva essere ideatore di una trasmissione, perché tutto quello che veniva masticato era già stato a sua volta masticato dai “cugini” spagnoli, americani o portoghesi.
Con l’approdo del digitale terrestre, e quindi la sperimentazione di decine di canali nuovi, l’Italia ha ricominciato a inventare la propria tv. Ma le generaliste (Rai, Mediaset, La7), che non riescono a svecchiare la propria offerta (di qui si capisce la fuga di giovani e di giovanissimi dalla platea tv), sono “costrette” a ripiegare sugli stessi programmi e sulle stesse idee.
Ecco perché tutte le trasmissioni della De Filippi sono intoccabili. Ecco perché esistono ancora Forum, Uno Mattina, La Prova del Cuoco, Porta a Porta, Domenica In (il più longevo) e così via. E se il Grande Fratello Vip, che sta risalendo a fatica negli ascolti, è distante da quei 8 – 10 milioni di persone a puntata degli esordi, o Pechino Express comincia a risentire la stanchezza di un format che dovrebbe rispolverarsi nella formula, per i talent continua il successo di pubblico.
Talent anche questi, in molti casi, di antica manifattura. Come Amici, per esempio. Che ha più anni dell’Altare della Patria. Eppure continua a macinare numeri da capogiro. E allora cosa fanno le televisioni? Ripescano dal cilindro i vecchi conigli macellati da tempo.
La Pupa e il Secchione, è uno di questi. Ma torneranno anche Music Farm (dalla Rai a Mediaset), La Talpa e probabilmente anche i Telegatti (già annunciati per ottobre, ma posticipati a maggio 2019). Abbiamo nostalgia del passato, è vero. Meglio l’usato sicuro, per la aziende televisive, che non fanno i conti con una realtà che dilaga: i giovani in fuga, sono “gli anziani” del domani. E se li perdi oggi, li hai persi per sempre.
Forse occorrerebbe azzardare programmi più moderni, a discapito dell’ascolto momentaneo, ma certamente più capaci di attrarre i telespettatori del futuro.
ANDREA IANNUZZI