STEFANO FANELLI: IL VAN DAMME ITALIANO DI ALASSIO È CAMPIONE DEL MONDO

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STEFANO FANELLI HA VINTO A HYÈRES IN FRANCIA IL TITOLO PIÙ IMPORTANTE DI QUESTA ORMAI FAMOSISSIMA DISCIPLINA SPORTIVA, LANCIATA MEDIATICAMENTE ANNI FA DALL’ATTORE BELGA NEL FILM “COLPI PROIBITI”

Stefano Fanelli, del Kombat Team Alassio, classe 1991, è il nuovo campione del mondo di Iska, la Federazione più importante della kickboxing. Il giovane Van Damme italiano è di Alassio, una località in provincia di Savona, in Liguria, dalla quale è partito anni fa con il sogno di gloria. E questo sogno, pochi giorni fa, a Hyères in Francia, è divenuto realtà. Ora è lui la cintura più importante del globo terrestre.

Stefano come ci si sente a essere campioni del mondo?

E’ sucuramente un traguardo importante che perseguivo da tanto tempo. La mia soddisfazione più grande è esserlo diventato partendo da Alassio, dove per questo sport le prospettive sono comprensibilmente limitate. Penso di aver dato alla città un buon motivo d’orgoglio. Ci ho messo molto impegno, facendo coincidere il lavoro con gli allenamenti che sono piuttosto duri.

Ecco, quante ore si allena un atleta come te?

Faccio due sedute al giorno, di un’ora e mezza l’una. Dal lunedì al sabato. Quando ci si prefigge degli obiettivi, occorre essere precisi e perseveranti. Un titolo mondiale non è solo una cintura. Dietro c’è davvero tanta fatica e tanti sacrifici. Per cui la gratificazione è doppia. 

Quando hai capito di aver trionfato, qual è la prima cosa a cui hai pensato?

Un mix di cose. A cominciare da mio padre che ho perso a soli 56 anni nel 2013, e a cui ho dedicato la vittoria. Un altro pensiero è andato a mia mamma e mio fratello, a cui penso di aver regalato una gioia immensa. E infine alla mia fidanzata che è incinta, e mi renderà padre a gennaio. E poi anche al mio allenatore, Alessandro De Blasi.

C’è un momento in cui hai pensato: non ce la faccio?

No, fortunatamente mai una sola volta. Ho sempre visualizzato la vittoria senza mai pensare a una sconfitta. Non nego di essere stato più volte teso per il match, ma ero sempre positivo. Ho dominato l’incontro da subito, quel titolo doveva essere mio.

Come mai il tuo sport non è presente alle Olimpiadi?

Me lo chiedo anche io. Anche perché ci sono degli sport alle Olimpiadi che ci vuole un bel coraggio a chiamarli tali. Bisognerebbe che qualcuno si impegnasse maggiormente perché in un futuro prossimo questo possa avvenire. 

Ora con questo titolo in mano, come vedi il tuo futuro?

Intanto per cominciare sono alla ricerca di sponsor, nonostante io abbia già ricevuto delle interessanti proposte. La mia speranza è di partecipare ai migliori eventi legati al mio sport in tutto il mondo, e di affrontare i più grandi atleti. E poi perché no? Se dalla tv arrivasse qualche idea, non mi dispiacerebbe provare anche il piccolo schermo.

ANDREA IANNUZZI

 

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