RAFFAELLA MENNOIA DICE BASTA ALLE CRITICHE SUI SOCIAL: PORTANO SFIGA

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RAFFAELLA MENNOIA SI TROVA SOTTO IL TIRO DI MOLTI UTENTI DI INSTAGRAM CHE NON PERDONO OCCASIONE PER INSULTARLA E MINACCIARLA. MOTIVO? LA POSIZIONE ASSUNTA NEI CONFRONTI DI CLAUDIO SONA E MARIO SERPA. SCOPPIANO LE POLEMICHE PER LA TROPPA LIBERTÀ DI PAROLA SUI SOCIAL

Raffaella Mennoia non ha certo trascorso il miglior periodo professionale della sua vita. L’autrice di Uomini e Donne, infatti, è finita al centro di aspre critiche per il caso di Claudio Sona. Non solo il popolo web l’ha accusata di aver preso le difese di Sona di fronte al suo evidente comportamento scorretto, ma anche di essersi messa a battibeccare con Juan Sierra (l’ex del tronista veronese, che ha fato scoppiare la bagarre).

Ma lei non ci sta e di fronte ai continui attacchi che hanno sicuramente messo a dura prova i suoi nervi, ha risposto ancora una volta per le rime: “Non siete persone, siete un Malocchio” e aggiunge “Per tutti quelli che da mesi mi perseguitano minacciandomi, non avendo la possibilità intellettuale di farlo rispondo così… #portatesfiga #gufidimerda”.

Un chiaro sfogo esasperato dopo che la donna, in modo del tutto ingiustificato, si è sentita addirittura minacciare. Ora, è comprensibile che ci possa essere del fanatismo sul web (ma per chi, Sona e Serpa? – rendiamoci conto), ma forse la situazione è sfuggita un po’ troppo di mano a qualcuno, tanto da trasformare qualche appunto di disaccordo sulle strategie di comunicazione della Mennoia in un vero e proprio campo di battaglia.

Per fortuna ci sono tantissime persone che hanno preso le difese dell’autrice, facendo muro contro questi esaltati (perché, a parere nostro, altro non sono) e rispedendo al mittente atteggiamenti al limite del reato di calunnia, vessazioni, minacce.

Insomma, ancora una volta la giungla della rete apre il dibattito sull’opportunità di fissare regole chiare e certe per chi abusa della libertà di parola. Che non significa censurare nessuno, ma almeno punire le persone che scambiano la possibilità di dire la loro con le ingiurie e gli epiteti distribuiti in quantità industriale.

 

ANDREA IANNUZZI

 

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